Analisi della Moda e del Costume dal 1900 al 1919

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    La mia brillante disonestà sarà la mia salvezza...

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    ASPETTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI



    Sul piano economico, nei primi decenni del Novecento si registrò la seconda rivoluzione industriale, che portò ad una ripresa generale, all'aumento della produzione e dell'organizzazione del lavoro, e che vide crescere i salari e innovarsi la tecnologia nei settori della chimica, della siderurgia, dello sfruttamento dell'energia elettrica e delle costruzioni.
    Si aprì l'era del petrolio e delle automobili: il petrolio non fu solo usato come combustibile per l'illuminazione e per il riscaldamento,ma sempre più richiesto per il numero crescente di macchine e macchinari; la benzina, come derivato del petrolio, assunse invece massima importanza con gli inizi della produzione massiccia di automobili e di motori a scoppio.
    Nel 1907 l'americano Henry Ford mise sul mercato il "Modello T", che rappresentò il primo modello di utilitaria nel mondo dell'auto, pratica e dal prezzo contenuto e il cui successo trasformò la piccola fabbrica Ford in un gigantesco complesso industriale.

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    Alcune invenzioni tesero a ridurre le distanze e a conferire al pianeta l'aspetto di un "Villaggio globale". Il 12 dicembre 1912, Guglielmo Marconi riuscì a trasmettere e a ricevere un messaggio radiotelegrafico attraverso l'Oceano Atlantico: questo straordinario risultato fu la premessa per la successiva invenzione del sistema di trasmissione telefonica.

    Nel 1903 fece la sua comparsa l'aeroplano progettato dai fratelli statunitensi Orville e Wilbur Wright, pionieri dell'aeronautica; nel 1909 vi fu il primo attraversamento della Manica; nel 1911 la trasvolata delle Alpi.

    Nella società di inizio Novecento iniziò a manifestarsi la questione femminile e dell'ingresso attivo delle donne nella vita civile e politica: esse rivendicavano il diritto di voto, l'accesso all'istruzione superiore e alle libere professioni, nonchè il riconoscimento dei diritti femminili nel lavoro.
    Nel 1918, la Gran Bretagna concesse il voto alle donne, seguirono gli Stati Uniti nel 1920.
    Le donne acquisirono una nuova importanza nel mondo del lavoro e maggiore prestigio nella vita pubblica: in Gran Bretagna ad esempio, Barbara Wooton cominciò la sua carriera come economista educatrice; Nancy Astori fu la prima donna che entrò in parlamento nel 1919.

    L'esperienza del nuovo ha contrassegnato lo sviluppo artistico del Novecento, in un continuo e frenetico avvicendarsi di poetiche e di linguaggi di "avanguardia". Espressionismo, cubismo, fauvismo, astrattismo, futurismo, dadaismo, surrealismo: queste le cosiddette "avanguardie storiche", che produssero in soli due decenni progetti rivoluzionari e durevoli trasformazioni delle strutture formali, nonchè profondi strappi con la cultura ufficiale.

    I primi decenni del secolo segnano anche la nascita di una nuova arte popolare: il cinematografo. Nel 1927 fu realizzato il primo film sonoro, Il cantante di Jazz.


    ANALISI DEL COSTUME



    Il primo decennio del secolo, passato alla storia come belle époque, fu un periodo di grande fervore, un'età risplendente che coincise con il momento culminante dell'art nouveau, definita anche con "l'ultimo periodo di eccitazione delle classi dominanti".
    Prima che gli sconvolgimenti politici e della guerra travolgessero tutto, si attraversò un momento di ottimismo, di spensieratezza, di divertimenti.

    Lo sviluppo della fotografia offrì interessanti risvolti sotto il profilo del costume, come momento fondamentale dell'autorappresentazione degli individui; in tal modo l'arte della fotografia diventava un modo di trasmettere l'abbigliamento, la moda, i segni distintivi di uno status symbol.

    "La moda sembra sincronizzarsi con la crescente inquietudine di quest'epoca, un'epoca di motori veloci e macchine volanti e di febbrile mania di eccitazione e distrazione"
    (Jean-Philippe Worth)



    Nel 1909 la compagnia di ballo russa dai Balletts Russes, sotto la direzione di Sergei Diaghileff, inaugurò la sua prima stagione a Parigi, quasi sempre con le coreografie dal contenuto romantico o orientale, di Michail Fokin e con i ballerini Wazlaw Nijinski, Anna Pawlowa, Vera e Michail Fokin o Ida Rubinstein.
    L'arrivo dei Balletti Russi fu provocatorio e l'impatto fu fortissimo sulla moda e in modo particolare sul sarto parigino Paul Poiret, che creò la donna odalisca, misteriosa, ammaliatrice e amante del lusso.

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    L'accesso delle donne a professioni e ambiti produttivi tipicamente maschili e la crescente parità di sessi all'interno di associazioni sportive e naturalistiche avevano resndono più accessibile la pretesa di una riforma dell'abbigliamento femminile sano, pratico, funzionale e in armonia col corpo.

    ABBIGLIAMENTO MASCHILE



    Rispetto agli anni precedenti, l'abbigliamento maschile non subì variazioni di rilievo: il completo tre pezzi, con giacca, gilet con abbottonatura alta e pantaloni costituiscono l'abbigliamento da città e da viaggio. Di fatto l'abbigliamento moderno aveva trovato già le sue forme definitive.
    La redingote, tuttavia, viene sempre più considerata un capo elegante e impegnativo, mentre per il giorno gli uomini preferiscono giacche più corte e meno rigide. Una novità è rappresentata dalla piega frontale dei pantaloni.

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    Illustrazione moda maschile 1914



    Per la moda maschile si guardò ancora a Londra, grazie anche a Edoardo Principe di Galles, la cui raffinata eleganza veniva imitata e ammirata. A lui si attribuisce la moda dei risvolti nei pantaloni e di lasciare slacciato l'ultimo bottone del gilet. Ad Edorado si deve anche l'introduzione in Francia dello smoking per la tenuta da sera, con la ripica giacca dai revers in seta. Per ricordare la sua origine inglese, i francesi diedero il nome di smoking a questa novità che, oltre la Manica, portò il nome di dinner jacket.


    ABBIGLIAMENTO FEMMINILE



    Tra il 1900 e il 1914, la moda femminile si modificò completamente: scomparvero lo strascico, i busti e gli alti colletti; trionfò definitivamente il tailleur, che venne adottato come vestito da passeggio. Va comunque detto che questi cambiamenti avvennero gradualmente. Nei primi anni del Novecento, infatti, l'abbigliamento femminile conservò alcune caratteristiche che aveva assunto alla fine del secolo precedente e presentò una certa tendenza al sovraccarico di ornamenti.

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    Versò la metà della prima decade del secolo, la comparsa delle automobili costituì una novità che fece sentire i suoi effetti nel campo della moda. Furono introdotti modelli per la gita in automobile, tra i quali i manteaux automobiles, soprabiti tagliati diritti dalla spalla fino a dieci centimetri circa sotto la vita, indossati con gonne che arrivavano fino alla caviglia e che al tempo apparivano "sorprendentemente corte".

    Le capigliature femminili si fecero voluminose. Si faceva largo uso di pettini e lunghi spilloni, per tenere fermi i capelli, ancora di media lunghezza, ornati, a seconda delle stagioni, di piume o fiori.
    A Parigi si stavano diffondendo i primi coiffeurs pour dames , ma per lo più le acconciature continuavano ad essere realizzate in casa, da pettinatrici a domicilio. Nelle abitazioni più moderne, per asciugare i capelli, si cominciò ad usare il phon, che fu dunque uno dei primi elettrodomestici.

    La tendenza alla semplicità venne testimoniata dalla grande diffusione dei tailleur e dalla comparsa della nuova moda delle giacche a maglia, i golf, tipici dell'abbigliamento sportivo. Più tardi, apparvero i vestiti a chimono, con i corpetti tagliati insieme alle maniche, senza scalfo e senza cuciture alla spalla, che divennero in gran moda verso il 1914.

    Ma proprio quando la moda femminile sembrava aver preso avvio verso al comodità, ecco che fu introdotta, intorno al 1910,, una nuova foggia, la entrave o jupe entrave. Questo stile era caratterizzato da una fascia che stringeva il vestito nella parte bassa e che esaltava soprattutto il dérrière, ma che impediva alla donna di camminare se non a piccoli passi. Una moda incomoda, che non solo impacciava, ma suscitava critiche e ironie.
    "Inceppo all'armonia delle movenze, inceppo alla grazia della linea" si leggeva nella rivista "Margherita".

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    abito 1910



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    A sinistra abito del 1910 a destra 1913



    Dal 1908 al 1914 circa, la ridondanza e la ricchezza degli ornamenti si collocarono sulla testa delle signore. I cappelli, ampissimi, erano ornati di piume di struzzo, molto costose e dunque uno status symbol, annodate e increspate o di uccelli del paradiso con effetti di volume spettacolare.
    Per simili acconciature, da portare elegantemente sulla testa, occorreva per il collo un ulteriore sostegno, dato dai collier de chien, alti colletti in stoffa o anche costituiti da più fili di perle serrati intorno al collo.

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    Così dunque appariva la Femme ornée della belle époque, mentre già incedeva la Famme liberée,m alla cui liberazione diedero voce molti fattori e che fu interpretata nella moda da alcuni rivoluzionari creatori. Ricordiamo Emile Floge, compagna di Gustave Klimt, che con il suo aiuto realizzò capi da donna dalla linea libera, sciolta, di grande raffinatezza e notevole complessità. Essi rispecchiavano il gusto che il pittore esprimeva nei suoi dipinti, nei quali i ritratti delle giovani donne viennesi o quelli della stessa Emile mostrano un'estrema morbidezza e linearità.

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    Emile Floge



    Dopo lo scoppio della guerra, la figura femminile assunse una forma affusolata con gonne leggermente più corte. Piuttosto larghe che strette, le gonne lasciavano vedere i polpacci e i piedi, stretti da stivali allacciati. La consuetudine degli ombrellini da sole e dei viaggi venne abbandonata.
    Continuò ad avere successo il tailleur, anche'sso comunque in linea severa e diritta, che divenne quasi uan divisa femminile: le giacche vennero allungate e aquisirono una linea emiaderente, analoga a quella amschile; le gonne, di taglio diritto, verso al fine della guerra si fecero meno larghe e raggiunsero la metà polpaccio; si diffuse anche l'uso di cravatte e gilet.


    LA RIFORMA DELLA MODA DI PAUL POIRET



    Vista accanto alle bellezze infagottate della belle époque, la donna di Poiret apparve modesta, giovane e sfacciatamente vivace: sotto i suoi abiti leggeri si celava chiaramente una bella figura e non un buon busto. Il grande couturier francese condivideva le tendenze riformatrici di inizio secolo che avversavano il corsetto, ritenuto pericoloso e antigienico. Poiret, tuttavia, aspirava all'innovazione della moda da un punto di vista esclusivamente estetico e non funzionale,
    La sua fama derivò dall'aver creato una linea d'abbigliamento totalmente nuova, diametralmente ossposta alle linee morbide dell'epoca.
    Nel 1906, mise a punto il suo primo abito senza corsetto, denominato "Lola Montes", che fu indossato dalla moglie Denise in occasione del battesimo della loro prima figlia.

    I modelli chiave della sua collezione furono l'abito Joséphine, di esplicita derivazione impero; la tunica cairo, che riprendeva i temi mediterranei; il modello Eugénie che si accompagnava ad una sfolgorante garza rossa e ora di ispirazione indiana.

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    Josephine



    lanciò la moda del pantalone harem; adoperò tagli da Kimono per cappotti e giacche e per i mantelli invernali bordati di pelliccia; sostituì la moda eccessiva e sproporzionata dei grandi cappelli fissati con lunghissimi spilloni il turbante drappeggiato.
    La moda dei pantaloni suscitò molto entusiasmo fra le signore parigine, anche se la realizzazione del pantalone da donna destò un certo scandalo. Nelle intenzioni del suo creatore, tuttavia, non c'era nessuna idea rivoluzionaria.

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    1911




    GLI IDOLI DEL DECENNIO



    Nel periodo della belle époque, gli idoli dell'alta moda erano le attrici di teatro e il teatro fu il luogo d'elezione dove i modelli venivano mostrati, non solo da chi recitava sul palcoscenico, ma anche nei palchi occupati dal pubblico. A Parigi, infatti, le luci erano lasciate accese durante lo spettacolo, cosicchè le signore del bel mondo potessero mettersi in mostra, non comparendo mai con lo stesso abito due volte di seguito.
    Tuttavia erano el attrici le migliori clienti della moda; esse si rivolgevano ai creatori più famosi non solo per gli abiti di scena, ma anche per la vita privata, che era comunque di dominio pubblico.
    La leggendaria Sarah Bernhardt si serviva presso l'atelier di Doucet, dove nel 1910, il giovane Poiret le disegnò il costume per il suo ruolo maschile ne L'Angion. Eleonara Duse vestiva esclusivamente Worth.

    A Berlino invece una giovane attrice doveva dotarsi di un vasto guardaroba per poter ottenere una scrittura teatrale e faceva parte dei suoi obblighi procurarsi anche il costume di scena. Gli spettatori volevano ammirare i modelli dei grandi couturiers di Parigi e dunque le attrici si indebitavano.
    Solo la legge imperiale del 1919 liberò le attrici da questo obbligo, vincolando invece gli impresari teatrali a doversi far carico dei costumi.

    FONTE
    Estratti da:
    Percorsi di storia della Moda e del Costume - Volume 3 di Vincenza maugeri e Angela Paffumi
     
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